Google ha interrotto il servizio che avvisava gli utenti cinesi quando venivano effettuate ricerche non gradite alle autorità di Pechino.
Introdotta lo scorso anno, questa funzionalità permetteva di avvisare gli utenti che se avessero cercato quella parola su Google, la connessione al sito avrebbe potuto essere interrotta, bloccando quindi anche la possibilità di effettuare ulteriori ricerche su Google.
La presenza di questo avviso evidentemente ha dato fastidio alle autorità cinesi che hanno allora escogitato nuovi sistemi per censurare il motore di ricerca. Google ha quindi deciso di abbandonare questo servizio che si è rivelato controproducente per il motore di ricerca stesso.
Coloro che difendono la libertà di espressione hanno visto questa mossa come una resa da parte di Google di fronte alla censura cinese.
La società di Mountain View in precedenza aveva dirottato il traffico su Hong Kong, in modo da avere un maggior grado di indipendenza rispetto alla Cina. Per gli utenti cinesi però le cose non sono cambiate di molto. Effettuare ricerche relative a termini considerati sensibili, come ad esempio “libertà”, genera un elevato numero di siti irraggiungibili e impedisce all’utente di accedere a Google per alcuni minuti. Il messaggio è chiaro: cerca pure su Google, ma sta attento a quello che cerchi.
Google ha disabilitato il messaggio di avviso nello scorso mese di dicembre, senza però darne notizia. Ovviamente una comunicazione pubblica da parte dell’azienda non sarebbe stata vista di buon occhio da parte delle autorità cinesi.
Pare inoltre che quando Google introdusse l’avviso nel mese di maggio, il Great Firewall cinese bloccò immediatamente il file javascript di Google contenente sia l’avviso, sia la lista delle keyword sospette. Google rispose cambiando l’URL del file, che però il Great Firewall bloccò nuovamente. Alla fine Google inserì tale funzione direttamente nel codice HTML della propria home page, rendendo impossibile il blocco se non a condizione di bloccare Google stesso.
Questa continua battaglia alla fine è terminata con la resa da parte di Google, che ha rimosso questa funzione tanto sgradita alle autorità cinesi.