Nel 2005 le stime degli analisti finanziari dicono che Yahoo! avrebbe incassato dalla pubblicità pay per click – l’inserizionista paga per l’annuncio solo quando viene cliccato – circa la metà dei 3,7 miliardi di dollari di fatturato. Per Google la percentuale sale al 99% su un fatturato di oltre 6 miliardi di dollari.
Insieme ai ricavi crescono anche le denunce di click fraudolenti. Il meccanismo è duplice e tende a penalizzare uno o più inserzionisti, con lo scenario più catastrofico che mette a rischio il funzionamento stesso della gallina dalle uova d’oro che è il pay per click.
I click fraudolenti, nel primo caso, vengono effettuati da una società concorrente, per far consumare in fretta l’investimento pubblicitario di un’azienda. Altro sistema, meno invasivo ma comunque anticoncorrenziale, è quello di caricare più volte la pagina del motore di ricerca dove compaiono gli annunci, senza cliccarli. In questo modo la percentuale di annunci cliccati scende e Google tende a far scomparire gli annunci stessi perché valutati poco redditizi.
Altro sistema più raffinato e più esteso è quello di chi lucra sui click. Secondo l’inchiesta di Wired con un network di splog, ovvero un blog privo di contenuti validi ma riempito con annunci di pubblicità contestuale, si possono intercettare click che rendono in un mese anche decine di migliaia di dollari.
Nell’articolo sono raccontate altre minacce al PPC delle quali è difficile oggi, nonostante le assicurazioni di Google e di Yahoo! contro i click fraudolenti, stimare il vero impatto sui budget pubblicitari degli inserzionisti. In India esisterebbero, documentati anche dalla stampa locale, vere e proprie fabbriche di click, dove gli impiegati stanno tutto il giorno a cliccare su determinati siti per far guadagnare l’azienda. Sarebbe inoltre ancora in circolazione il famigerato software che clicca in automatico, per il quale l’autore è stato denunciato da Google dopo che quest’ultimo avrebbe tentato di ricattare il motore di ricerca.